Situazione in Grecia

Reportage di Francesco Moretti

http://moretta-o-moretti.blogspot.com

Salve a tutti,
Continuo il mio tentativo di informare e di tenere alta l'attenzione sul problema Grecia. Sempre più evidente appare che il popolo Greco è vittima di una sperimentazione sociale da parte del Fondo Monetario Internazionale, BCE e Unione Europea in stretta collaborazione con un buon numero di politici greci. Tale sperimentazione servirà al gruppetto di delinquenti sopracitato a elaborare un modello sociale-economico da applicare a tutti i popoli d'Europa.
Vi inoltro "Un appello agli intellettuali europei" che ho ricevuto via internet. Spiega benissimo molte cose, spero abbiate la pazienza di leggerlo e la cortesia di diffonderlo.
Nel frattempo ho creato anche un blog dove ho depositato sia le cose che ho scritto fino ad ora che alcuni interventi che ho ricevuto via internet e che ritengo importanti. Il blog che è in continuo aggiornamento e può essere già visitato a questo indirizzo:

sopravvivereingrecia.blogspot.com

Grazie, dalla Grecia Francesco Moretti


di seguito l'appello:

Un appello agli intellettuali europei

di VICKY SKOUMBI, DIMITRIS VERGETIS, MICHEL SURYA*

Nel momento in cui un giovane greco su due è disoccupato, 25.000 persone
senza tetto vagano per le strade di Atene, il 30 per cento della popolazione
è ormai sotto la soglia della povertà, migliaia di famiglie sono costrette a
dare in affidamento i bambini perché non crepino di fame e di freddo e i
nuovi poveri e i rifugiati si contendono l'immondizia nelle discariche
pubbliche, i "salvatori" della Grecia, col pretesto che i Greci "non fanno
abbastanza sforzi", impongono un nuovo piano di aiuti che raddoppia la dose
letale già somministrata. Un piano che abolisce il diritto del lavoro e
riduce i poveri alla miseria estrema, facendo contemporaneamente scomparire
dal quadro le classi medie.

L'obiettivo non è il "salvataggio"della Grecia: su questo punto tutti gli
economisti degni di questo nome concordano. Si tratta di guadagnare tempo
per salvare i creditori, portando nel frattempo il Paese a un fallimento
differito.Si tratta soprattutto di fare della Grecia il laboratorio di un
cambiamento sociale che in un secondo momento verrà generalizzato a tutta
l'Europa. Il modello sperimentato sulla pelle dei Greci è quello di una
società senza servizi pubblici, in cui le scuole, gli ospedali e i
dispensari cadono in rovina, la salute diventa privilegio dei ricchi e la
parte più vulnerabile della popolazione è destinata a un'eliminazione
programmata, mentre coloro che ancora lavorano sono condannati a forme
estreme di impoverimento e di precarizzazione.

Ma perché questa offensiva neoliberista possa andare a segno, bisogna
instaurare un regime che metta fra parentesi i diritti democratici più
elementari. Su ingiunzione dei salvatori, vediamo quindi insediarsi in
Europa dei governi di tecnocrati in spregio della sovranità popolare. Si
tratta di una svolta nei regimi parlamentari, dove si vedono i
"rappresentanti del popolo" dare carta bianca agli esperti e ai banchieri,
abdicando dal loro supposto potere decisionale. Una sorta di colpo di stato
parlamentare, che fa anche ricorso a un arsenale repressivo amplificato di
fronte alle proteste popolari. Così, dal momento che i parlamentari avranno
ratificato la Convenzione imposta dalla Troika (Ue, Bce, Fmi),
diametralmente opposta al mandato che avevano ricevuto, un potere privo di
legittimità democratica avrà ipotecato l'avvenire del Paese per 30 o 40
anni.

Parallelamente, l'Unione europea si appresta a istituire un conto bloccato
dove verrà direttamente versato l'aiuto alla Grecia, perché venga impiegato
unicamente al servizio del debito. Le entrate del Paese dovranno essere "in
priorità assoluta" devolute al rimborso dei creditori e, se necessario,
versate direttamente su questo conto gestito dalla Ue. La Convenzione
stipula che ogni nuova obbligazione emessa in questo quadro sarà regolata
dal diritto anglosassone, che implica garanzie materiali, mentre le vertenze
verranno giudicate dai tribunali del Lussemburgo, avendo la Grecia
rinunciato anticipatamente a qualsiasi diritto di ricorso contro sequestri e
pignoramenti decisi dai creditori. Per completare il quadro, le
privatizzazioni vengono affidate a una cassa gestita dalla Troika, dove
saranno depositati i titoli di proprietà dei beni pubblici.. In altri
termini, si tratta di un saccheggio generalizzato, caratteristica propria
del capitalismo finanziario che si dà qui una bella consacrazione
istituzionale.

Poiché venditori e compratori siederanno dalla stessa parte del tavolo, non
vi è dubbio alcuno che questa impresa di privatizzazione sarà un vero
festino per chi comprerà.

Ora, tutte le misure prese fino a ora non hanno fatto che accrescere il
debito sovrano greco, che, con il soccorso dei salvatori che fanno prestiti
a tassi di usura, è letteralmente esploso sfiorando il 170% di un Pil in
caduta libera, mentre nel 2009 era ancora al 120%. C'è da scommettere che
questa coorte di piani di salvataggio - ogni volta presentati come 'ultimi'-
non ha altro scopo che indebolire sempre di più la posizione della Grecia,
in modo che, privata di qualsiasi possibilità di proporre da parte sua i
termini di una ristrutturazione, sia costretta a cedere tutto ai creditori,
sotto il ricatto "austerità o catastrofe". L'aggravamento artificiale e
coercitivo del problema del debito è stato utilizzato come un'arma per
prendere d'assalto una società intera. E non è un caso che usiamo qui dei
termini militare: si tratta propriamente di una guerra, condotta con i mezzi
della finanza, della politica e del diritto, una guerra di classe contro
un'intera società. E il bottino che la classe finanziaria conta di strappare
al 'nemico' sono le conquiste sociali e i diritti democratici, ma, alla fine
dei conti, è la stessa possibilità di una vita umana. La vita di coloro che
agli occhi delle strategie di massimizzazione del profitto non producono o
non consumano abbastanza non dev'essere più preservata.

E così la debolezza di un paese preso nella morsa fra speculazione senza
limiti e piani di salvataggio devastanti diviene la porta d'entrata
mascherata attraverso la quale fa irruzione un nuovo modello di società
conforme alle esigenze del fondamentalismo neoliberista. Un modello
destinato all'Europa intera e anche oltre. E' questa la vera questione in
gioco. Ed è per questo che difendere il popolo greco non si riduce solo a un
gesto di solidarietà o di umanità: in gioco ci sono l'avvenire della
democrazia e le sorti del popolo europeo.

Dappertutto la "necessità imperiosa" di un'austerità dolorosa ma salutare ci
viene presentata come il mezzo per sfuggire al destino greco, mentre vi
conduce dritto. Di fronte a questo attacco in piena regola contro la
società, di fronte alla distruzione delle ultime isole di democrazia,
chiediamo ai nostri concittadini, ai nostri amici francesi e europei di
prendere posizione con voce chiara e forte. Non bisogna lasciare il
monopolio della parola agli esperti e ai politici. Il fatto che, su
richiesta dei governanti tedeschi e francesi in particolare, alla Grecia
siano ormai impedite le elezioni può lasciarci indifferenti? La
stigmatizzazione e la denigrazione sistematica di un popolo europeo non
meritano una presa di posizione? E' possibile non alzare la voce contro
l'assassinio istituzionale del popolo greco? Possiamo rimanere in silenzio
di fronte all'instaurazione a tappe forzate di un sistema che mette fuori
legge l'idea stessa di solidarietà sociale?

Siamo a un punto di non ritorno. E' urgente condurre la battaglia di cifre e
la guerra delle parole per contrastare la retorica ultra-liberista della
paura e della disinformazione. E' urgente decostruire le lezioni di morale
che occultano il processo reale in atto nella società. E diviene più che
urgente demistificare l'insistenza razzista sulla "specificità greca" che
pretende di fare del supposto carattere nazionale di un popolo (parassitismo
e ostentazione a volontà) la causa prima di una crisi in realtà mondiale.
Ciò che conta oggi non sono le particolarità, reali o immaginari, ma il
comune: la sorte di un popolo che contagerà tutti gli altri.

Molte soluzioni tecniche sono state proposte per uscire dall'alternativa "o
la distruzione della società o il fallimento" (che vuol dire, lo vediamo
oggi, sia la distruzione sia il fallimento). Tutte vanno prese in
considerazione come elementi di riflessione per la costruzione di un'altra
Europa. Prima di tutto però bisogna denunciare il crimine, portare alla luce
la situazione nella quale si trova il popolo greco a causa dei "piani
d'aiuto" concepiti dagli speculatori e i creditori a proprio vantaggio.
Mentre nel mondo si tesse un movimento di sostegno e Internet ribolle di
iniziative di solidarietà, gli intellettuali saranno gli ultimi ad alzare la
loro voce per la Grecia? Senza attendere ancora, moltiplichiamo gli
articoli, gli interventi, i dibattiti, le petizioni, le manifestazioni. Ogni
iniziativa è la benvenuta, ogni iniziativa è urgente. Da parte nostra ecco
che cosa proponiamo: andare velocemente verso la formazione di un comitato
europeo di intellettuali e di artisti per la solidarietà con il popolo greco
che resiste. Se non lo facciamo noi, chi lo farà? Se non adesso, quando?

*Rispettivamente redattrice e direttore della rivista Aletheia di Atene e
direttore della rivista Lignes, Parigi.

Prime adesioni: Daniel Alvaro, Alain Badiou, Jean-Christophe Bailly, Etienne
Balibar, Fernanda Bernardo, Barbara Cassin, Bruno Clement, Danièle
Cohen-Levinas, Yannick Courtel, Claire Denis, Georges Didi-Hubermann, Ida
Dominijanni, Roberto Esposito, Francesca Isidori, Pierre-Philippe Jandin,
Jérome Lebre, Jean-Clet Martin, Jean-Luc Nancy, Jacques Ranciere, Judith
Revel, Elisabeth Rigal, Jacob Rogozinski, Avital Ronell, Ugo Santiago, Beppe
Sebaste, Michèle Sinapi, Enzo Traverso
--

Francesco Moretti
http://moretta-o-moretti.blogspot.com


La situazione in Grecia
e-mail del 10 febbraio 2012

Qui in Grecia la situazione economica è drammatica ma ascoltando la radio italiana mi sembra che nessuno sia al corrente di come stanno realmente le cose. In Europa c'è da mesi e mesi una forte campagna denigratoria del popolo greco, viene detto che la Grecia fa resistenza e non vuole fare le riforme che gli vengono richieste in cambio degli aiuti economici. Come vedrai di seguito, non si tratta di riforme e tanto meno di aiuti ma di una vera e propria guerra economica mirata a distruggere la società e la dignità di un paese. La Troika non ha nessun interesse a salvare la Grecia, l'unico interesse evidente è quello di affondarla ancora di più per trarne il maggiore profitto. Il maggiore attore di questa spietatezza economica verso la Grecia è la Germania, possiamo dire che come negli anni 90 hanno distrutto i Balcani adesso faranno lo stesso con la Grecia.

Oggi l'accordo con la Troika è stato raggiunto ovvero i tre partiti di governo (Pasok, Nea Democratia e Laos) hanno trovato un compromesso sul pacchetto di sacrifici da presentare al popolo greco. La trattativa tra il governo greco e la Troika è stata estenuante e lunga ma alla fine ha portato solo delle inutili limature al pacchetto di provvedimenti. Queste limature non cambiano assolutamente la sostanza di tali provvedimenti che, se applicati porteranno la Grecia alla rovina, non scongiurando per niente la bancarotta. Anzi sembra che proprio mirino alla bancarotta, ma non prima di aver assicurato alle banche e i finanziatori la salvezza economica, aver pianificato la svendita del paese e distrutto ogni diritto e ogni tutela legale per i lavoratori.
L'accordo raggiunto oggi tra i capi di partito delle forze di governo e la rappresentanza della Troika dovrà essere votato dal parlamento entro domenica. Molti sono i parlamentari che hanno dichiarato che non voteranno o che hanno grossi problemi di coscienza a votare queste misure, perché evidentemente insostenibili per la società greca già segnata da 2 anni di sacrifici. Il vice ministro del lavoro si è dimesso. Pensate che se oggi si andasse al voto i partiti dell'attuale governo andrebbero incontro ad una catastrofe. Infatti nelle previsioni di voto questi partiti (tutti e tre insieme fino a poco fa avevano circa l' 85% dei consensi) , prenderebbero adesso meno del 45% dei voti).

C'è la reale possibilità che l'accordo non passi la prova del voto in parlamento e che quindi non vengano versati nelle casse greche gli "aiuti economici" previsti. Da oggi a domenica sono previste manifestazioni ogni giorno e sono state proclamate 48 ore di sciopero generale.

Questi 130 miliardi di euro che eventualmente saranno dati dalla Comunità Europea e Fondo Monetario alla Grecia verranno INTERAMENTE spesi per pagare i debiti con i creditori. Questo è uno dei punti fermi dell'accordo raggiunto oggi, quindi non un euro destinato allo sviluppo, all'istruzione, la sanità ecc...
Sempre per volere della Troika i salari minimi subiranno un ulteriore taglio del 22% (salari già diminuiti fortemente in questi ultimi due anni) con il risultato drammatico di portare alla povertà assoluta una grande fetta della società greca.
I nuovi assunti avranno una paga di 489 euro al mese (si intende per otto ore di lavoro al giorno) invece di 690 euro che prendevano fino ad oggi. Tutto questo in assenza di ogni diritto sindacale, infatti sono stati cancellati i contratti nazionali e per ogni datore di lavoro sarà possibile fare una trattativa privata con il lavoratore. Eliminate inoltre ogni possibile vertenza sindacale. I lavoratori saranno quindi soli, senza diritti e senza possibilità di difendersi da ogni possibile ingiustizia.

Tagliando gli stipendi verrà diminuita in maniera enorme anche la quantità di soldi che veniva versata dai datori di lavoro per sostenere il sistema pensionistico, questo porterà al collasso del sistema e non sarà più possibile pagare le pensioni.
Sono chiusi delle istituzioni storiche come la Casa del Lavoratore (fondata nel 1931) che gestiva le case popolari, i prestiti a basso interesse per la casa e i sussidi di affitto, verranno inoltre chiuse tantissime scuole, asili, ospedali, università e privatizzati tutti i servizi al cittadino, l'acqua, l'energia elettrica, gli asili nido, la nettezza urbana, strade, porti, aeroporti, ecc.
Nel frattempo le tasse sono aumentate vertiginosamente anche per chi ha un reddito molto basso, la benzina e il petrolio da riscaldamento sono raddoppiati degli ultimi 2 anni, l'IVA e' aumentata dal 19% al 23%, ecc.
In poche parole le tasse superano di gran lunga gli introiti di una famiglia media. Per questo ormai non vediamo più differenza tra essere salvati in questo modo o andare in banca rotta !

Francesco Moretti

Aggiornamento numero uno

Aggiornamento sulla situazione Greca
numero uno, riguardante la giornata di sabato 11 febbraio 2012

Vista la rapida evoluzione degli avvenimenti legati alla crisi economica greca ho deciso di spedirvi alcuni aggiornamenti per tenervi informati.
Conto di farlo almeno fino a questa notte. Infatti proprio oggi il Parlamento greco voterà il pacchetto di riforme imposto dalla Trojka.

Anche la composizione delle forze politiche che sostiene il governo greco è in rapida evoluzione. Dopo le dimissioni da primo ministro di Giorgos Papandreou a novembre (che con la sua maggioranza assoluta aveva iniziato a passare il primo piano di riforme imposte dalla Trojka detto "memorandum") si è arrivati ad un governo tecnico con a capo Lukas Papadimos (anche lui, come Mario Monti proviene dall'ambiente dei banchieri e ha lavorato per anni nelle purtroppo famose agenzie di rating).
Il governo di Papadimos poteva contare sul sostegno del Pasok (che sono i socialisti di Papandreou) di Nea Dimokratia (partito conservatore di destra capitanato da Andonis Samaras che in alternanza con il Pasok ha governato la Grecia praticamente da sempre) e del LAOS ( partito a carattere populista, di destra xenofoba con a capo Giorgos Karazzaferis).
Karazzaferis e il suo partito - prima di far parte del governo - avevano una percentuale piccola ma in cresita. Lavorando molto e in maniera sporca sulla xenofobia aveva iniziato a fare presa su alcuni settori popolari del popolo greco.

Questa situazione è valsa fino all'altro ieri. Infatti il partito del Laos ha visto negli ultimi giorni cadere in maniera verticale i propri sondaggi, tant' è vero che Karazzaferis, dopo alcuni tentennamenti e modeste insofferenze durante la trattativa con la Trojka, ha deciso di abbandonare il governo e di votare contro a questo ultimo pacchetto di riforme chiamato "memorandum due".
Pensate che il Consiglio dei Ministri greco (ministri selezionatissimi e di incofutabile fede liberista) ha avuto grandi difficolta ad approvarlo, e abbiamo assistito nel giro di poche ore alla defezione di sei componenti tra ministri e vice ministri. Il presidente del consiglio Papadimos ha chiesto a tutti i ministri contrari di dimettersi, in modo da presentare al voto del parlamento un pacchetto di riforme votato all'unanimità.

Ieri, i due partiti rimasti, Pasok e Nea Demokratia hanno imposto ai loro parlamentari di votare in maniera compatta, applicando ciò che viene definita "disciplina di partito" ovvero espulsione immediata dal partito in caso di voto contrario.
Ma nonostante questo, da ieri sono circa trenta i parlamentari (distribuiti tra Nea Democratia e PasoK) che hanno esplicitamente dichiarato di non poter votare questo nuovo "memorandum". Alcuni si sono addirittura dimessi e sono immediatamente stati sostituiti con colui che alle elezioni arrivo secondo nella stessa lista elettorale dell'attuale parlamentare dimissionario. In un caso anche il secondo in lista si è rifiutato di andare a sostituire il dimissionario e quindi sono andati a scavare nella lista chiamando il terzo.
Numerosi sono i parlamentari che non hanno dichiarato il loro voto contrario ma che comunque sono molto indecisi. Ogni ora tutti sono incollati con l'orecchio alla radio per seguire l'aggiornamento delle defezioni.

Domandatevi cosa può contenere il memorandum e che cosa comporterà se votato dal Parlamento. Immaginate la macelleria sociale che provocherà. Fa impressione vedere così tanti parlamentari rifiutarsi di votarlo, pensate che parliamo di gente opportunista e senza scrupoli, ben allenata a servire gli interessi dei poci a svantaggio dei molti. Le pressioni verso il voto di approvazione del Parlamento sono molte e provengono da più parti, le più forti sono da Germania, Austria, Olanda, Finlandia.
Queste figure astratte e senza volto chiamati "i mercati" si dimostrano insaziabili, basta un'indecisione, un ritardo del governo di un paese piccolo e insignificante sul piano internazionale, un paese con una piccolissima produzione, che conta solo 11 milioni di persone come la Grecia, per far vacillare lo "Spread", far scendere le Borse e rimettere in agitazione l'economia di colossi come Stati Uniti, Francia, Italia.
Questo dovrebbe farci riflettere su quanto inopportuno sia questo sistema economico basato sul debito e quanto ridicola sia un'economia che non è più basata su fatti reali ma virtuali. In questo contesto scollegato e distante dal mondo reale ogni sacrificio dei popoli si dimostra inutile perchè non porta a nessun miglioramento della vita reale.

La pressione della Trojka non dimostra solo la grande arroganza dei potenti contro i deboli, ma mira a distruggere le psicologie, a umiliare, a troncare ogni spirito di rivalsa sociale. La pressione psicologica aumenta anche perchè bisogna fare presto, molto presto! E quando bisogna fare in fretta si lavora con la motosega e non con il bisturi. Considerate che a ogni parlamentare è stata consegnata una copia tradotta in greco del memorandom che dovranno votare solo ieri pomeriggio. Il disegno di legge peri il memorandun è composto da 450 pagine e da questo voto dipende la catastrofe che il popolo greco vivrà nei prossimi vent'anni.
Come è evidente si chiede un voto senza tante riflessioni, senza pensare a ciò che comporterà. Un voto che condizionerà la Grecia indipendentemente da quali governi la governeranno in futuro.

Ieri sono stata all'assemblea generale delle assemblee di quartiere ad Atene. L'incontro si è tenuto all'interno dell'Università del Pandio. Erano rappresentati dai rispettivi portavoce ben 42 assemblee. In maniera orizzontale e autogestita centinaia di persone hanno esposto le proprie attività all'interno dei quartieri. Si va dalle mense autogestite per tutti coloro che già non possono assicurare i pasti alle proprie famiglie ai mercatini solidali dove si barattano le cose usate, vestiti, carrozine per neonati, scarpe, letti, sedie ed ogni cosa che può essere utile e che è oramai difficile da comprare per molti. Si è parlato di grupppi di acquisto solidali e di come fare obiezione alle tasse che ultimamente colpiscano tutti in maniera indiscriminata.
Tutti si sono dati appuntamento in piazza Sintagma, davanti al Parlamento per cercare in estremis di non far votare il disegno di legge. La situazione è tesissima, si vive in uno spazio sollevato dalle regole democratiche.

Questa notte spedirò un nuovo aggiornamento riguardante la giornata di domenica 12 febbraio.
Francesco Moretti

Aggiornamento numero due - situazione Greca

Aggiornamento sulla situazione Greca
numero due, riguardante la giornata di domenica 12 febbraio 2012

Il "Memorandum due" adesso è legge. Il Parlamento greco l'ha approvato.
Non mi soffermerò più di tanto su questa notizia, mi sembra proprio superfluo. Sicuramente le immagini di Atene che brucia hanno già fatto il giro del mondo, come le percentuali di chi ha votato si, di chi, andando contro le direttive del proprio partito, ha votato no insieme all'opposizione e di quelli che non volendo prendersi una responsabilità verso le generazioni future hanno pensato di restarsene a casa. Sono ben trenta i parlamentari del governo che si sono dichiarati contrari all'approvazione del "memorandum due" ma che hanno preferito essere assenti al momento del voto, facilitando così l'approvazione della legge.
Mentre fuori del Parlamento succedeva il finimondo, alcuni parlamentari invece di seguire il dibattito in aula che precede il voto hanno pensato bene di andare a rilassarsi nel bar del Parlamento dove hanno seguito anche un po' della partita del Panathinaikos. (L'accaduto è documentato da foto che stanno girando su internet).

Le manifestazioni per convincere il governo a non approvare il "Memorandum due" hanno portato in piazza circa un milione di persone esasperate e la polizia ha fatto il possibile per scatenare l'inferno. Una vera e propria guerra chimica è stata messa in atto ad Atene. Una pioggia di lacrimogeni e piccole bombe sfollagente hanno offuscato il cielo. Ma nonostante questo trattamento la polizia non è riuscita a rispedire i manifestanti a casa. A più riprese hanno cercato di riprendere la piazza del Parlamento. Tutte le strade circostanti piazza Sintagma sono rimaste gremite di manifestanti per ore e ore.
Gli scontri durati fino a notte fonda hanno causato centinaia di feriti e questa mattina la città sembrava bombardata. Quarantasette sono gli edifici andati a fuoco.

Ma la vera distruzione è un'altra, e di questa resteranno i segni per anni. Da ieri la Grecia non è più la stessa.

Tutti i soldi che l'Unione Europea e il Fondo Monetario daranno alla Grecia in prestito, in cambio dell'approvazione del "Memorandum due", andranno a risarcire i creditori, a pagare gli interessi sui prestiti ricevuti in precedenza e a tutelare le banche.
Secondo il contratto con la Trojka, non un euro verrà usato per lo sviluppo di questo paese. Questo è un punto fondamentale del Memorandum e già solo questo basterebbe per capire la logica perversa che vi è dietro. Banalizzando la situazione, è come se un tuo amico è nei guai perché non riesce a rendere i soldi di un prestito che ha chiesto, tu che cosa gli consigli? Di prendere un altro prestito per pagare gli interessi di quello precedente?
In realtà quando sentiamo dire: "130 miliardi di euro per aiutare la Grecia" tutti pensano a qualcosa di diverso da quello che invece succede nella realtà. Sono soldi prestati, che la Grecia dovrà rendere con interessi altissimi e che torneranno velocemente nelle tasche di chi li ha dati. Chi pensa che il Fondo Monetario e L'Unione Europea cerchino di far sviluppare la Grecia in modo da stabilizzare la sua economia e farle risalire la china, sbaglia! Tutte le riforme che vengono imposte non mirano a questo.

La lunga tradizione greca di diritti lavorativi è stata cancellata. Meno di duecento parlamentari con il loro voto hanno fatto della Grecia una piccola India in Europa.
Libertà assoluta di licenziamento sia nel settore privato che nel pubblico. Il lavoratore non potrà più fare ricorso contro un abuso da parte di un datore di lavoro, a meno che anche il datore non sia d'accordo a fare ricorso insieme al lavoratore.
Non sono stato chiaro? Vi faccio subito un esempio. Il datore non vuole pagarti le molte ore di straordinario che hai fatto, tu decidi di fare una vertenza contro di lui. Non puoi ! Anche il datore deve essere d'accordo, riconoscere di non essere stato corretto e voler partecipare alla vertenza.
Ogni trattativa sindacale nazionale per il contratto non esiste praticamente più e il datore è libero di fare trattative personali con i propri dipendenti.
Il trattamento di fine lavoro è stato eliminato. Per chi viene licenziato ci saranno solo pochi mesi di sussidio di disoccupazione che è stato ridotto da 461 euro a 358 euro al mese.
Sono stati richiesti dalla Trojka 15.000 licenziamenti nel settore pubblico per quest'anno e 150.000 per i prossimi 2 anni. I licenziati percepiranno per un periodo di 12 mesi uno stipendio pari al 60% del loro ultimo stipendio. Poi niente.
E si andranno ad aggiungere all'attuale milione di disoccupati su una popolazione in età lavorativa di cinque milioni.

Negli ultimi due anni è stato un continuo tagliare gli stipendi. Adesso con l'approvazione del Memorandum due entra in atto un ulteriore taglio del 22%. Questo significa che nel giro di due anni gli stipendi sono stati ridotti del 50%. Con questo ulteriore taglio di stipendio è come se il lavoratore percepisse in un anno tre stipendi in meno.
Da oggi, un tirocinante che viene assunto prenderà 410 euro invece dei 528 euro che prendeva fino ad ora. Il salario di un commesso con esperienza decennale scende da 1037 euro a 809. Un impiegato di banca con esperienza decennale che prendeva 1230 euro fino a ieri adesso prenderà 751 euro. Nel settore del turismo, un impiegato di un albergo scende da 970 euro al mese a 586 euro. Ovviamente si sta parlando di stipendi al lordo, trattenute incluse.
Non esisterà più nessuna agevolazione per quanto riguarda le tassazioni. Fino a due anni fa una persona che incassava fino a 8.000 euro l'anno era considerata sull'orlo della povertà e quindi veniva tassata al superamento di tale cifra. Questa soglia è scesa l'anno scorso a 5000 euro. Da ieri non esiste più, anche queste persone povere verranno tassate dal loro primo euro.

Nel settore della sanità pubblica vedremo una diminuzione spaventosa dei medici, il ricambio tra chi viene assunto e chi va in pensione sarà di 10 a 1 ovvero ogni dieci lavoratori che vanno in pensione solo uno verrà assunto. In questo rapporto di dieci a uno, che vale per tutto il settore pubblico, anche i semplici trasferimenti conteranno come assunzioni.
Il numero dei farmaci mutuabili diminuirà mentre i "ticket" su gli stessi aumenterà. Sempre la Trojka ha imposto una riduzione del 15% delle spese destinate alla sanità. Inutile dire che si tratta dell'ultimo taglio ad un budget già risicato.
Facile prevedere un catastrofico peggioramento del servizio, dell'igiene, delle attrezzature e della loro manutenzione ecc...

Le pensioni verranno ulteriormente ridotte ed è previsto un innalzamento dell'età pensionabile. Vi sarà un cambio di sistema. Il calcolo della pensione verrà fatto in nuovi e svantaggiosi termini per il lavoratore. Penso che questo non faccia nessuna impressione ad un italiano...cose già sentite.

Tutti i servizi pubblici come le erogazioni di acqua, energia elettrica servizi comunali ecc.. verranno privatizzate e subiranno un'ulteriore aumento dei prezzi. Saranno appannaggio di multinazionali tedesche, francesi ecc..
I prezzi dei caselli autostradali aumenteranno e anche i prezzi dei mezzi pubblici aumenteranno di un ulteriore 25%.

Tutto queste cose che ho scritto fino ad ora non rendono bene l'idea della tragedia giornaliera che andremo a vivere se non consideriamo il contesto in cui sono inserite. I prezzi dei generi alimentari - che già erano più alti che in Italia - sono lievitati nel giro di pochissimo, questo grazie all'aumento dell'Iva dal 19% al 23% e in più risentono degli aumenti giornalieri dei carburanti. Oggi la benzina ha superato 1 euro e 70 centesimi il litro e il diesel è a più di 1 euro e 50 il litro. Questi prezzi valgano per oggi, infatti sono in costante ascesa.
Ieri, in metropolitana, tornando dalla manifestazione ho parlato con una signora impiegata presso il tribunale. Fino a due anni fa prendeva uno stipendio di duemila euro. Per comprare casa aveva contratto un mutuo di 1000 euro al mese con durata di quindici anni. Negli ultimi due anni il suo stipendio mensile è sceso fino a 950 euro. Questo è solo un esempio tra le migliaia che potrei fare.
Lo dico tanto per far capire quanto meschino sia propagandare in tutta Europa che i Greci vivevano al disopra delle proprie possibilità, a me sembra che la signora di cui ho parlato in precedenza vivesse secondo le proprie possibilità e non al disopra. Una cosa è certa: da oggi in poi vivrà al disotto della soglia di povertà pur avendo un lavoro dignitoso.
Il perché la Grecia sia stata presa di mira in questa maniera spietata dalla Trojka non mi è chiaro, ovviamente aveva bisogno di un cambiamento, di alcune correzioni e di una nuova etica dei consumi, di una più equa tassazione. Ma ancora mi chiedo cosa c'entra la distruzione dei diritti e la dignità dei lavoratori con l'evasione fiscale? Probabilmente niente. Probabilmente non c'è nessuno interesse della Trojka in un miglioramento delle cose. La Grecia va bene così, corrotta, povera e disposta a tutto per un pezzo di pane.

Francesco Moretti

Aggiornamento numero tre - Situazione in Grecia

Situazione in Grecia
Aggiornamento numero tre.
Giovedì 16 febbraio 2012


Ancora l'Unione Europea, la BCE e il Fondo Monetario sembrano non essere soddisfatti. C'è ancora qualcosa di cui non si fidano, "la Grecia non ha ancora fatto abbastanza" dicono i signori della Trojka.
Il voto espresso domenica dal Parlamento ha trasformato in legge le imposizioni della Trojka. Quindi tutte le orribili torture sociali che venivano chieste verranno applicate. E allora perché non sono ancora soddisfatti?

La giornata di domenica 12 febbraio ha segnato una grossa spaccatura nella società greca.
All'interno del parlamento vi sono state tantissime defezioni di parlamentari che si sono rifiutati di votare a favore dell'applicazione delle richieste della Trojka. Molti sono i parlamentari del Pasok e di Nea Demokratia che hanno votato no, sapendo di essere successivamente espulsi dai relativi partiti. La maggioranza "tecnica" capitanata dal Presidente del Consiglio Lukas Papadimos incaricata di "fare il lavoro sporco" è uscita frazionata da questo voto. E il giorno dopo una buona parte dei parlamentari che hanno votato si, è apparsa in televisione per chiarire che ..."a nessuno è piaciuto votare queste dure misure di austerità, ma adesso non si poteva fare altrimenti. Abbiamo bisogno di quei 130 miliardi di euro.."

Fuori dal Parlamento invece si è visto il finimondo, un milione di persone esasperate si sono date appuntamento in piazza Sintagma sapendo già da prima ciò che li attendeva. Tutte le strade che portano al Parlamento erano piene di una folla fitta.
La polizia ha scaricato sui manifestanti una quantità immane di agenti chimici, nella speranza di scoraggiarli, di farli tornare a casa. Ma non è andata così, in tantissimi sono restati in piazza a protestare fino a tarda notte e quando poco dopo la mezzanotte il Parlamento ha approvato il "Memorandum due" la rabbia è stata incontenibile.
Le immagini di Atene che brucia hanno presto fatto il giro del mondo. Trasmesse dalle centinaia di troupe televisive provenienti da tutti i paesi e che in questi ultimi mesi fanno base in Grecia.

Nel resto dell'Europa in tanti si saranno domandati il perché di tutto questo? Perché neanche il governo greco non è riuscito a presentarsi compatto in questo voto di domenica? Perché il popolo greco reagisce così, ribellandosi in maniera violenta?
Perché rifiuta la mano tesa dall'Unione Europea, BCE e del Fondo Monetario, in fondo non capita tutti i giorni che qualcuno ti offra 130 miliardi di euro per aiutarti.
In realtà di questi 130 miliardi neanche un euro è destinato allo sviluppo della Grecia, neanche un euro andrà in tasca al milione di disoccupati, questi soldi, per esplicito volere della Trojka, verranno usati per andare a ripagare i creditori.

Circa 30 miliardi sono destinati alle banche, 6 miliardi andranno per pagare le multinazionali nazionali ed estere che hanno investito in Grecia costruendo ponti, autostrade e altre infrastrutture, 96 miliardi andranno per pagare i titoli di stato greci che sono in scadenza. Quindi questi soldi non verranno neanche visti dal popolo greco.
Insieme al pacchetto imposto dalla Trojka, votato la scorsa domenica c'era anche il PSI ovvero il taglio del debito greco. Anche questo, che a sentire come viene chiamato "Taglio del Debito" sembrerebbe un'opportunità incredibile per il popolo greco è in realtà una tragedia di dimensioni non indifferenti.
Infatti, come ogni stato, anche la Grecia ha emesso e tutt'ora emette dei Titoli di Stato. Questi Titoli di Stato greci sono stati comprati da varie banche (soprattutto banche francesi) e da vari investitori (che sono i creditori privati) e un gran numero di questi titoli si trova in possesso anche dagli enti assicurativi greci. Questi enti che si chiamano IKA, TEBE, OGA ecc..sono istituzioni statali preposte a raccogliere i contributi versati dagli attuali lavoratori e a pagare le pensioni di anzianità.
Gli enti previdenziali avevano infatti investito i soldi dei lavoratori greci in questi Titoli di Stato.
Ma torniamo al PSI ovvero al taglio del debito. Questa manovra finanziaria taglierà il debito della Grecia all'incirca del 50%, quindi chi ha investito su questi titoli perderà un bel po' di soldi.
Tutta questa "macelleria sociale" che la Trojka richiede in maniera determinata è la moneta di scambio per sbloccare questo prestito di 130 miliardi di euro.
Oltre a pagare i creditori privati, questi soldi andranno a risarcire e a mettere al sicuro le banche che hanno investito in "Titoli di Stato Greci", ma badiamo bene! Solo i guadagni delle banche verranno tutelati. Circa 30 miliardi di euro andranno a coprire i mancati introiti delle banche, mediante ci che viene chiamata ricapitalizzazione.
Non un euro andrà agli enti previdenziali greci e alla tutela delle pensioni, questo porterà ad un rapido collasso del sistema pensionistico. Ancora un'altra volta ci troviamo a sentire la frase "..aiuti alla Grecia.."e in realtà tutti vengono aiutati all'infuori del popolo greco.

La verità è che la Grecia è già destinata alla banca rotta, questi provvedimenti "punitivi e spietati" contro il popolo greco non faranno altro che accentuare la crisi economica fino all'inevitabile crack. L'unico interesse della Trojka è di organizzare questo tracollo in modo tale che l'unico a farsi veramente male sia il popolo greco.

Subito dopo il voto di domenica espresso dal governo, il segretario di Nea Demokratia, Antonis Samaras ha subito iniziato la propria campagna elettorale, dicendo in televisione che "...mai come adesso la Grecia ha bisogno di un nuovo governo ecc.. La richiesta di elezioni in realtà non è cosa nuova, erano già state chieste da tutti a ottobre (al tempo del referendum popolare sul tema "sacrifici" negato da Merkel e Sarkozy) in quanto era chiaro che il Pasok non rispecchiava più il mandato degli elettori, ma preferirono fare un governo tecnico con a capo un uomo di fiducia della Trojka, e così nacque il governo di Lukas Papadimos, governo che mise insieme centro e destra con l'esplicito compito di approvare le riforme della Trojka.

Questa richiesta di elezioni e di un nuovo governo avanzata un po' da tutti ha subito allarmato la Trojka. Non gli è bastato incassare il voto positivo di questo governo, ha chiesto che il "memorandum due" sia firmato da tutti i partiti, non solo da quelli di governo, anche dalle opposizioni. Poi visto che questo non è possibile ha chiesto che ad aprile (il 29 aprile è la probabile data delle elezioni) non vengano fatte le elezioni e che il governo di Papadimos continui fino al 2013 ovvero la naturale scadenza del precedente governo del Pasok.
La paura della Trojka è che alle elezioni vinca una coalizione di governo diversa dall'attuale e che non dia seguito al "Memorandum due". Per questo motivo, se prima avevano l'accordo fra governo e la Trojka come condizione per sbloccare il prestito, dopo hanno aspettato il voto in parlamento, poi hanno richiesto le firme dei capi di partito, adesso parlano di una data non precisata a fine aprile. Inoltre gran parte degli articoli votati sono anche anticostituzionali sia rispetto alla costituzione greca che quella europea.

Alla Trojka non importa niente della tragedia umana del popolo greco, l'Unione Europea si è dimostrata di essere solo "l'Unione dei Capitali Europei" e non dei popoli. L'importante per la Trojka è che la Grecia si ricompri tutto il proprio debito prima di fallire, un fallimento improvviso metterebbe nei guai le banche europee. Quindi ciò che vorrebbero far passare agli occhi dei cittadini europei come "aiuti" non sono altro che manovre per un fallimento programmato.

Intanto ad Atene la situazione è drammatica, la crisi economica è fortemente sentita già da due anni, per questo il "Memorandum due" con tutto quello che ne segue sarebbe deleterio.
Se prima il fenomeno povertà era una cosa più o meno riguardante gli immigrati, adesso sono in costante aumento i Greci che ogni giorno cercano di trovare qualcosa da mangiare frugando nella spazzatura. Pensionati, uomini e donne senza lavoro, ma anche persone che pur lavorando non ce la fanno in altro modo, aspettano la fine dei mercati rionali ortofrutticoli per raccogliere da terra quella poca frutta e verdura rovinata, appassita, marcita di cui i commercianti si sbarazzano a fine mercato. Per molti ormai questa è l'unica forma di sopravvivenza.
Nelle scuole si inizia a far notare come fenomeno lo svenimento dei bambini sui banchi di scuola. Infatti, specialmente gli alunni provenienti da strati sociali più deboli sono i primi a soffrire la fame. In alcuni quartieri di Atene, la scuola ha dovuto provvedere alle merende per i bambini, che in alcuni casi è l'unico pasto della giornata. Tanti e tanti altri sono gli esempi drammatici della crisi.

E' in questo contesto che bisogna vedere la rivolta del popolo greco. Gli scontri in piazza Sintagma, il tentativo di fermare il voto in Parlamento.
In realtà, alla stragrande maggioranza dei cittadini greci non importa niente di quei 130 miliardi di euro che qualcuno ha il coraggio di chiamare "aiuti".
Hanno capito che forse sarebbe stata molto più dignitosa la bancarotta all'inizio di questa crisi, oppure spostare o alleviare il pagamento del debito per qualche anno, come farebbe un privato. E non caricarsi con degli altri debiti. Ma la società greca non può scegliere. Ogni decisione viene presa sulla testa della popolazione dagli addetti ai lavori, l'importante è che il popolo non si esprima! Non si esprima ad ogni livello, nelle piazze, nel referendum o nelle elezioni.
L'immagine che con ogni mezzo cercano di dare del popolo greco è sbagliata, è semplicemente un popolo che si ribella alla propria distruzione. E che cosa c'è di strano? La ministra dell'economia finlandese ha commentato la rivolta del popolo greco rispetto alla cura imposta dalla Trojka affermando: la Grecia è un cancro per l'Europa. E che cosa dovremmo fare noi che viviamo qui, preoccuparci di salvare le banche e mandare a sfacelo le nostre vite? Anche il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napoletano ha affermato "L'Italia non è la Grecia", grazie presidente! Questo lo dice per lodare l'apatia dei popoli, che pur essendo tartassati non osano ribellarsi? Bene, se il comportamento dei greci in rivolta è paragonabile a un cancro in Europa, spero che si formino presto delle metastasi!
Aiuto per i greci è investire qualcosa per lo sviluppo, provare a creare dei posti di lavoro. Riaccendere una speranza per il futuro, prima che il problema principale di ogni famiglia sia quello di trovare qualcosa da mangiare

Francesco Moretti
http://moretta-o-moretti.blogspot.com


Situazione in Grecia. Elezioni politiche.

15 maggio 2012


Questo articolo è rivolto a lettori italiani ed è stato scritto per spiegare le posizioni dei vari partiti politici greci. Si descrivono le posizioni dei partiti storici come Pasok e Nea Dimokratia, la grande riscossa del partito di sinistra Siriza e gli inquietanti nuovi arrivi in parlamento come i nazi-fascisti di Chrisi Avghi. Come potete vedere sono molti e anche soffermandosi pochissimo su ogni partito il testo è abbastanza lungo. Ho descritto questa panoramica sulle forze politiche per mettere tutti in grado di capire e valutare le dinamiche del voto in Grecia. Chi ne fosse già informato passi pure alla parte finale dell’articolo dove si parla del dopo voto e dei tentativi di fare un governo.


Parte prima. Panoramica sui partiti politici greci.

Le elezioni in Grecia sono state indette dal governo guidato da Lukas Papadimos e formato da Pasok e Nea Demokratia, come valvola di sfogo. Era evidente che la data delle elezioni, da molto tempo promesse, è stata calcolata in maniera scientifica in modo da prevedere ed evitare una rivolta sociale. Il governo formato dai due ex-maggiori partiti di destra e di centro, con il compito di portare a compimento il programma di “macelleria sociale” imposto da Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale e BCE ha portato la società greca all’esasperazione.
La quantità dei disoccupati continua a salire, e le cose vanno male anche per chi ancora il lavoro ce l’ha. Gli stipendi nel settore privato sono stati ridotti ad un terzo di quel che erano appena un anno e mezzo fa, mentre i prezzi dei generi di consumo continuano a salire seguendo i rialzi dei carburanti. In più da oggi verrà messo in atto la liberalizzazione dei contratti di lavoro, ovvero i contratto di categoria nazionali non esistono più e il datore di lavoro potrà fare dei contratti personalizzati per ogni lavoratore. Si avranno così varie retribuzioni economiche tra i lavoratori e persone che fanno lo stesso lavoro verranno pagate in maniera diversa, a discrezione e simpatia del datore. Questo non è che l’inizio di ciò che dovrà avvenire, ci sono in programma ben 77 provvedimenti micidiali che il governo tecnico aveva previsto di attuare nei mesi di giugno e luglio. Tutto questo alla faccia delle migliaia di famiglie che già sono sotto la soglia di povertà relativa e sempre più spesso assoluta. Gli effetti di questi tagli al settore pubblico e alla spesa sociale si fanno sentire in maniera evidente ovunque, nella scuola, nei servizi al cittadino, nella sanità. Negli ospedali c’è stato un netto calo di assunzioni, e a mano a mano che scadono i contratti il personale non viene rimpiazzato, iniziano a scarseggiare i farmaci e alle attrezzature ospedaliere non viene più fatta la manutenzione ordinaria. Il risultato di tutto questo si traduce in file interminabili di pazienti, tempi di attesa enormi e la cosa più tragica è il vertiginoso aumento delle morti per infezioni ospedaliere post operatorie. Crisi economica in Grecia vuol dire morire a causa di una infezione batterica contratta in seguito a un banale intervento. Sono aumentati del 22% i suicidi, in forte aumento anche tra i giovani le malattie psicosomatiche e le forme di depressione.
Con questa situazione sociale ed economica l’altra settimana, il 6 maggio, ci sono state le elezioni politiche in Grecia. I risultati sono stati chiari e hanno premiato i partiti che hanno dichiarato di non voler dare continuità al programma imposto dalla Trojka.
Descriverò quanto più brevemente possibile il panorama dei partiti greci, facendo dei riferimenti al programma attuale ma anche alla loro recente storia.
Partendo dai partiti più conosciuti troviamo il Pasok, il partito socialista, andato al potere nelle precedenti elezioni con una percentuale altissima di voti, guadagno il 43% dei consensi facendo leva sul malcontento dell’elettorato greco nei confronti del precedente governo di destra (Governo Karamalis). Il programma del Pasok presentato in prossimità delle precedenti elezioni aveva molti punti positivi e dava speranza di cambiamento, pensate che il motto usato dal suo leader Giorgos Papandreou era: Socialismo o barbarie!  Conteneva promesse di ogni tipo, dalla ripresa economica alla cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Grecia, dai diritti lavorativi alla depenalizzazione per le droghe leggere ecc... Tutto ovviamente disatteso. Per tutte queste cose non ha trovato il tempo, molto efficiente è stato invece nel far passare tutti i provvedimenti anti-sociali richiesti dalla Trojka. In occasione del governo Papadimos ci fu l’uscita di scena del presidente Giorgos Papandreou e la salita alla guida del partito dell’ex ministro dell’economia Evanghelos Venizelos.
In questa campagna elettorale non si sono azzardati a promettere nulla di nuovo, hanno puntato tutto sul pragmatismo, chiedendo agli elettori un voto per portare il lavoro già iniziato. Questo pragmatismo è stato accompagnato da un martellamento assiduo e psicologico a riguardo dei pericoli di un’eventuale cacciata dall’euro. Il loro risultato a queste elezioni è mediocre, intorno al 13%, ben lontano dai tempi d’oro del 43%. A distanza di una settimana dal voto, nuovi sondaggi piazzano il Pasok al 12%.
Nea Demokratia è storicamente il più grande partito di destra in Grecia. Negli ultimi quarant’anni si è alternato con i socialisti del Pasok al governo del paese. L’ultimo suo governo è stato quello di Kostas Karamanlis. Da dopo le precedenti elezioni, vinte dal Pasok, è guidato da Antonis Samaras un politico venuto dalle fila di destra di Nea Dimokratia.
La strategia di Samaras è stata quella di fare una netta opposizione al governo Papandreou, anche se in realtà la politica neo liberista fatta dal Pasok li andava più che bene, anzi ce l’aveva nel suo programma. Faceva opposizione solo per lasciar fare il lavoro sporco al Pasok. I socialisti forti della loro ampia maggioranza non avevano nessun bisogno dell’appoggio della destra (almeno per quanto riguarda i voti, avrebbero ben gradito un appoggio ideologico) e così sono andati avanti un bel po’ da soli. Fin quando Papandreou dichiarò che avrebbe fatto un referendum popolare per porre la questione se continuare o meno con i sacrifici. Come già sapete il referendum non venne mai fatto, l’idea venne ritirata a seguito di insulti e rappresaglie delle “grandi democrazie europee”. Questa infelice evento è da considerare una delle pagine più nere delle posticce democrazie europee, un evidente caso di ingerenza nella politica interna di un paese da parte di altri governi della Comunità Europea.
A seguito di questo evento però, Antonis Samaras fu costretto a cambiare atteggiamento. Nea Dimokratia entrò a far parte del governo Papadimos e allo stesso tempo divenne fanatica alleata del Pasok nel far passare la politica di “macelleria sociale” iniziata dai socialisti.
Prima di questa repentina inversione di marcia fatta da Samaras, la parlamentare Dora Bakogianni venne espulsa dal partito in quanto, come neo-liberista si trovava d’accordo con la politica che la Trojka imponeva al Pasok, dopo l’inversione di marcia si registrano altre espulsioni eccellenti fatte da Samaras, ma questa volta motivate dalla contrarietà di alcuni parlamentari alla politica neo-liberista di svendita del paese. Espulsioni legate al voto nel Parlamento del 12 febbraio 2012 riguardante il secondo Memorandum.
Da queste espulsioni sono nati altri due partiti di destra, rispettivamente Dimokratiki Simachia di Dora Bakogianni e Anexartiti Ellines di Panos Kamenos. Il primo pro-Memorandum e il secondo anti-Memorandum.
In questa campagna elettorale Nea Dimokratia aveva chiesto il voto ai propri elettori per un governo autonomo, puntavano ad una maggioranza assoluta per proseguire la politica di tagli, privatizzazioni e svendita del paese. Non potendo promettere niente di meglio si erano limitati a dire che avrebbero fatto delle limature su alcuni provvedimenti tragici fatti passare in precedenza con il loro voto. Si erano però impegnati molto a promettere repressioni e provvedimenti drastici contro gli immigrati, additati come problema centrale della Grecia, quindi più poteri alla polizia, galere, espulsioni di massa, rastrellamenti, forti riferimenti all’identità cristiana ortodossa ecc... Tant’è vero che leggendo il programma elettorale di Samaras sembrava di avere in mano il programma di George Bush.
Alcuni giorni prima del voto affermò di voler cambiare i libri di storia per le scuole, una volta al potere li avrebbe riscritti in maniera che fossero chiari i valori fondamentali della grecità!
A queste elezioni hanno preso intorno al 19%, ben lontano dal risultato che speravano (le loro aspettative miravano al 35%), sono comunque il primo partito. Grazie al premio di maggioranza avranno un bonus di 50 parlamentari in più.
Tra i nuovi partiti di destra generati da Nea Dimokratia Aneksartiti Ellines con a capo Panos Kammenos  propone un taglio netto con la politica legata al Memorandum, quindi congelamento del pagamento del debito e investimenti rivolti a creare sviluppo nel paese. Ovviamente come si aggrada ad un partito di destra propone sgravi fiscali e poche tasse per le imprese. Propongono di restare nell’ Euro e quindi nell’Unione Europea, ma cancellare il Memorandum. A queste elezioni ha raccolto tra il 10 e 11%.
Ancora più a destra c’è il Laos con a capo Giorgos Karazzaferis. Questo partito è sempre stato un piccolo partito, era arrivato ad avere più o meno il 5-6 %, e aveva il suo posticino in parlamento. Solo in un determinato momento, secondo i sondaggi, sembrava essere aumentato. Poi a suo malgrado venne coinvolto nel governo di Papadimos, preso dalla brama di potere accetto di far parte del governo di unità nazionale insieme a Pasok e Nea Dimokratia. Questa esperienza durò solo pochi giorni, poi vedendo che i sondaggi lo davano in netto calo decise di ritirasi. A queste elezioni non ha superato la soglia di sbarramento del 3% e quindi non entrerà in parlamento. La loro politica è una politica di destra, a favore del liberismo, con riferimenti forti alla religione ortodossa, impuntata al nazionalismo e ovviamente contro gli immigrati. E’ opportuno chiarire che sono per il liberismo ma solo quello “made in greece”, quello imposto dalla Trojka non gli andava bene essendo umiliante per la Grecia.
Ancora più a destra ci sono i nazi-fascisti di Chrisi Avghi con a capo Nikos Michaloliakos. In queste elezioni hanno raccolto il “voto di protesta” e da percentuali irrisorie sono schizzati al 7%, avranno quindi 21 parlamentari. Pochi di quelli che li hanno votati avevano un’idea di chi fossero. Poco presenti in televisione, tutti conoscevano esclusivamente la faccia del loro presidente, un signore di mezza età in giacca e cravatta. Adesso dopo il boom elettorale i media si sono iniziati ad interessare di loro e il loro elettorato si è accorto all’improvviso che il loro presidente è l’unico che non ha la testa rasata e che sa mettere tre parole in fila. La loro campagna elettorale è basata sull’odio razziale, sono particolarmente attivi in alcuni quartieri di Atene dove aggrediscono gli immigrati picchiandoli e accoltellandoli. Secondo l’analisi dei voti relative ai seggi dove i poliziotti votano, un poliziotto su due ha votato per Chrisi Avghi, loro dicono di fare, nei confronti degli immigrati, quel lavoro che la polizia dovrebbe fare e non fa. Si propongono come forza repressiva al servizio del cittadino greco di colore bianco, non omosessuale, non di sinistra, non rom e meglio se ortodosso. Sono contro l’Europa e quindi contro il Memorandum.
A sinistra, in vicinanza del Pasok troviamo il partito Demokratiki Aristerà con a capo Fotis Kuvellis, i quali sono usciti alcuni anni fa dal Siriza. Sono un partito che a queste elezioni ha preso poco più del 6%, anche loro sono contro il Memorandum, vorrebbero un progressivo allontanamento dagli obblighi imposti dalla Trojka. Sostengono la permanenza della Grecia nell’Euro.
Il Siriza è il partito di sinistra che è andato meglio nelle elezioni tenutesi una settimana fa. Ha raccolto quasi il 17% dei voti e si è piazzato al secondo posto per numero di voti. In realtà è il vero vincitore di queste votazioni, ha raccolto svariate migliaia di voti in più provenienti da tutti coloro che vedono il Memorandum e le politiche di chi lo sostiene come la catastrofe della Grecia.  Alexis Tsipras è il suo leader, un giovane sotto i quaranta anni. Il Siriza è stato da sempre contro il memorandum criticando le scelte neo liberiste del Pasok e di Nea Dimokratia. Sostiene i diritti dei lavoratori ed è contro la politica dei tagli a stipendi e pensioni. Vorrebbero che la Grecia rimanesse in area Euro, ma vogliono sganciarsi dagli obblighi imposti dal Memorandum. Riguardo al debito, propongono di pagarlo, ma non in questa maniera assurda e selvaggia che sta stremando la società greca. La proposta è di congelare il debito e per due o tre anni investire gli introiti dello stato per il rilancio dell’economia e per i servizi al cittadino come la sanità e istruzione.
Un’altra cosa che chiedono, che ad esempio il Pasok non ha mai chiesto, è il risarcimento dei danni di guerra da parte della Germania. Per chi non lo sapesse, la Germania ha risarcito tutti gli stati che avevano subito dei danni dovuti all’invasione e ai crimini di guerra fatti durante la seconda guerra mondiale dall’esercito nazista. Tutti tranne la Grecia. Anche l’Italia a suo tempo ha pagato la propria parte di danno. Adesso invece di pretendere in maniera inflessibile sacrifici economici dalla Grecia sarebbe bene che la Germania adempiesse ai propri obblighi.
Una settimana dopo il voto i sondaggi lo danno in crescita, addirittura al 27%.
Il KKE è il partito comunista greco, con a capo Aleka Papariga. E’ da sempre contro il memorandum, per l’uscita dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato. Ha conservato la struttura stalinista sia nella prassi che nella teoria, non collabora con nessuno e aspetta che i tempi siano maturi per liberare il popolo greco dal capitalismo. A queste elezioni ha preso più dell’8%, ma già prima del voto la signora Papariga aveva affermato di escludere ogni tipo di collaborazioni per eventuali governi di sinistra, dicendo che “il popolo greco non è ancora maturo per queste cose”.
Antarsya fa parte dei partiti di sinistra, sostiene l’uscita dall’Euro e ovviamente la sospensione unilaterale dal Memorandum. Come gli altri partiti di sinistra sopracitati sostiene che il Memorandum è deleterio ed è una via senza uscita per il popolo greco. Anche loro come gli Ecologisti non hanno oltre passato la soglia del 3% e quindi non entreranno in parlamento.


Risultati elettorali

partito                     percentuale            parlamentari
Nea Dimokratia...........18,85 %......................108
Siriza.........................16,78%........................52
Pasok........................13,18%........................41
Anerxartiti ellines......10,60%.......................33
KKE............................8,48%........................26
Chrisi Avghi..................6,97%........................21
Dimokratiki Aristera.......6,11%........................19
------------------------------------------------------------------------
Ecologisti.....................2,93%
Laos............................2,90%
Dim. Simmakia.............2,55%
Dim. Xana.....................2,15%
Filo Elefteri...................1,80%


Parte seconda. Il dopo voto.

Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia.
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno.
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza.
Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito.
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.
In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto.
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti.
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione.
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite.
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse.
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno.
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa.
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.



Francesco Moretti
sopravvivereingrecia.blogspot.com


I Nazi-Fascisti di Chrisi Avghi


Per quanti vivono fuori dalla Grecia vedere un partito di chiara ispirazione nazi-fascista entrare nel parlamento greco è stato una sorpresa, qualcosa di totalmente inaspettato e imprevedibile.
Spesso in maniera vuota e retorica si sente dire: “la Grecia, patria della democrazia”. Si certo, che la democrazia sia stata storicamente concepita in Grecia è vero e su questo non ci sono dubbi. Non ci sono altrettanto dubbi sul fatto che molte cose sono cambiate da quel tempo in Grecia e tanto è cambiato il concetto di democrazia e non solo in Grecia ma in tutto il mondo.
Per noi che viviamo qui non è stata per niente una sorpresa ma una cosa ampiamente preannunciata dai sondaggi, sentita nelle discussioni tra la gente, in buona misura questo fenomeno è stato incoraggiato proprio dalla maggioranza di quelle forze politiche che da anni siedono in parlamento.
Chrisi Avghi, che tradotto significa “Alba d’oro” è una formazione di estrema destra che non è certo da considerare come fenomeno nuovo, sono infatti attivi da gli anni ottanta. Il loro leader si chiama Nikos Michaloliakos ed è un signore di mezza età in giacca e cravatta. Questo signore è l’unico esponente di Chrisi Avghi che la maggior parte dei greci conosce tramite la televisione, dove tra l’altro è apparso pochissimo.
Il 6 maggio l’elettorato greco ha consegnato un bel 7% dei voti espressi a questo gruppo di nazi-fascisti antidemocratici, facendoli raggiungere la quota rappresentativa di ben 21 parlamentari.
Lunedì 7 maggio, il giorno dopo le elezioni i media hanno iniziato a occuparsi del fenomeno Chrisi Avghi, non potendo evitare di parlare di una forza politica che aveva raggiunto il 7% partendo da percentuali dello zero virgola. In questa maniera migliaia di greci hanno scoperto che Nikos Michaloliakos era l’unico di quel partito a non avere la testa rasata. Ventuno nazisti che dichiarano di ripudiare la democrazia si andranno a sedere nella sede dove per eccellenza si esprime la democrazia, ovvero il parlamento e ironia della storia, pensate che ne avranno ogni diritto perché sono stati eletti democraticamente.
Andiamo ora a vedere come sia stato possibile per Chrisi Avghi schizzare al 7%.
Il loro leader Nikos Michaloliakos è sempre stato un fascista e ha fatto della sovversione delle istituzioni e delle regole democratiche la sua ragion d’essere. Ha avuto rapporti con i fascisti italiani, in particolare con il gruppo “Forza Nuova”, in passato ha collaborato con molte personalità di spicco della destra eversiva come ad esempio Plevris, che per chi non lo conoscesse è stato attivo anche in Italia negli anni settanta coordinando i movimenti fascisti al tempo delle stragi di stato e della strategia della tensione.  Ha al suo attivo vari anni di prigione per aver organizzato un gruppo eversivo all’interno dell’esercito greco, in quell’occasione conosce in carcere l’ex dittatore Giorgos Papadopoulos che ritiene tutt’ora il suo maestro. Negli anni raccoglie altre varie condanne sempre legate a reati connessi con la sua ideologia nazista.
Nell’ 1987 firma una pubblicazione dove esaltava la figura di Adolf Hitler, ma se gli viene chiesto se Chrisi Avghi è un gruppo di nazisti lui nega affermando di essere soltanto dei nazionalisti greci.
Tutte queste cose sono punti a suo favore, “medaglie al merito” quando si muove nel suo ambiente di seguaci. Infatti nel suo seguito di teste rasate sono molti gli assassini che negli anni hanno portato avanti la politica del coltello. Molti sono gli omicidi di immigrati, stupri, pestaggi di studenti di sinistra. Una figura come Michaloliakos riesce a farsi apprezzare nell’ambiente che si è creato in torno, ma fuori da questo recinto, come può aver attratto la simpatia di migliaia di persone?
A questo punto è bene ricordare che la Grecia ha pagato un prezzo altissimo in vite umane grazie all’invasione nazi-fascista durante la seconda guerra mondiale. Si calcola circa un milione di morti tra le persone uccise dalle bombe e dalla fame. Varie centinaia sono stati i paesi occupati e poi bruciati dalle forze di occupazione. Quelli che sono sopravvissuti sono rimasti solo con la propria vita, senza possedere altro. Finita la seconda guerra mondiale c’è stata la guerra civile che ha visto di nuovo i fascisti greci protagonisti dello sfacelo del paese e di ciò che restava dell’ormai straziata società greca. Poi la “Dittatura dei Colonnelli” detta altresì “Giunta” che ha diviso di nuovo i greci in aggressori e aggrediti. Anche in questo triste pezzo di storia i fascisti greci si sono dati un bel daffare nel deportare, uccidere, esiliare ecc...
Nel 1974 cade la dittatura a seguito dei fatti del Politecnio ad Atene e da quel momento in poi i partiti Pasok e Nea Dimokratia si alternano al potere, passano le generazioni e questa alternanza continua, quando l’uno, quando l’altro, cambiano i nomi delle persone al governo, ma spesso solo i nomi, i cognomi restano gli stessi, come in una monarchia costituzionale si alternano alla guida dei partiti i padri e poi i figli. Le differenze tra una politica di destra di Nea Dimokratia e quella di centro del Pasok diventono sempre più piccole fino quasi a scomparire, al posto delle idee politiche e delle diverse visioni della società i partiti mettano il clientelismo spicciolo, votami e io ti dò un posto nel pubblico impiego, votami e io ti faccio condonare il tuo abuso edilizio ecc..
Non potendo e non volendo più contare su ideali diversi per cui vale la pena di lottare i due grandi partiti hanno iniziato a costruire l’idea del “cittadino greco moderno”, puntando tutto sul concetto di “grecità”, di persona diversa, superiore, migliore delle altre perché cristiana ortodossa, estremamente nazionalista e continuamente all’erta perché insidiata dalle altre culture che tentano instancabilmente di diluire la sua “grecità”. Quindi guai a parlare di politica, di idee, di senzo critico e civile, i figli di quella generazione che aveva lottato per la democrazia sono stati cresciuti nel vuoto culturale del consumismo e della neo opulenza greca contornata appunto dal sentimento di “grecità”.
Questo sentimento si esprime nei libri di storia, nelle dichiarazioni dei politici, nelle manifestazioni popolari come quella che ricorda la vittoria sul fascismo e che viene festeggiata facendo marciare per le strade gli scolari, organizzati in parate dall’estetica prettamente fascista, dalla bandiera greca che accompagnata dalle icone bizzantine è presente ovunque anche nei box informazioni dei supermercati.
Lo stesso leader di Nea Dimokratia Antonis Samaras in campagna elettorale ha dichiarato che in caso di vittoria avrebbe cambiato i libri di storia per le scuole, ripulendoli da tutte quelle cose che insidiano l’idea di “grecità”.
Ma allora, se la storia nell’idea di questi politici è qualcosa che si può cambiare, occultare, rimodellare e riscrivere a secondo dei propri interessi, che male fa Michaloliakos leader di Chrisi Avghi quando nega in televisione l’esistenza dei campi di concentramento e delle camere a gas? Nell’assuefazione da parte di tanti cittadini verso la distorsione democratica che ogni giorno viviamo anche Michaloliakos ha un senso e un posto. Purtroppo.
Per anni gli unici che si sono preoccupati di contrastare il fenomeno Chrisi Avghi sono stati gli anarchici e i militanti dell’estrema sinistra che estranei al processo di “grecizzazione” hanno fatto un lavoro culturale alternativo, proponendo altri modelli, altri stimoli culturali in quei quartieri di Atene sempre più attraversati da tensioni sociali dovute all’immigrazione, al disagio all’emarginazione. Proprio gli stessi quartieri, le stesse strade dove Michaloliakos raccoglie i suoi militanti. Per anni il problema dei fascisti non era visto da nessuno, non appariva in televisione e quindi non esisteva per la società di massa greca. Era evidente solo per tutti quei militanti di sinistra che ogni giorno avevano il problema di dover presidiare i propri spazi dalle provocazioni fasciste, di doversi difendere da gente armata e aggressiva.
Dal 2003, dopo la firma tra politici europei del protocollo sull’immigrazione chiamato “Dublino due”, la situazione in alcuni quartieri di Atene è diventata invivibile.
Questo protocollo impone che ogni immigrato non regolare che viene identificato in qualsiasi paese europeo venga rispedito nel paese d’Europa di cui ha varcato la frontiera la prima volta. Con le sue centinaia di isole e la sua conformazione particolare la Grecia è il paese europeo con i confini più difficilmente controllabili oltre a essere il più esposto ad oriente. Questo fattore, unito al protocollo “Dublino due” ha contribuito a far aumentare vertiginosamente il numero di immigrati in Grecia. Tanti immigrati in fuga dalle guerre, perseguitati politici o semplicemente familiari di altri immigrati già residenti in Germania o in Francia si ritrovano bloccati ad Atene. Di questa situazione assurda i primi a pagare un costo enorme sono proprio gli immigrati che spesso sono vittime di sfruttamento e violenze perpretate su di loro da altri immigrati e poi ovviamente questo concentramento di persone povere, abbandonate alla loro sorte ha fatto aumentare anche la micro criminalità nei quartieri. Come sapete da che mondo è mondo disturba di più il furto in casa fatto dall’immigrato che i miliardi rubati da un politico in giacca e cravatta.
E’ in questa situazione che va collocato il successo elettorale di Chrisi Avghi, oltre ad aver raccolto il voto di protesta di chi per quaranta anni ha mangiato dalle mani di Pasok e Nea Dimokratia e adesso si è svegliato sdegnato dallo schifo, c’è anche il voto di tutti coloro che vedono in Chrisi Avghi una forza repressiva contro gli immigrati e al servizio del cittadino greco, di pelle bianca, non omosessuale, non di sinistra, non rom-greco e meglio se cristiano ortodosso.
I partiti che hanno fatto politica in parlamento fino ad oggi hanno accarezzato Chrisi Avghi, contando sulla sua offerta repressiva. Tutta la campagna elettorale di Antonis Samaras è stata basata sul problema degli immigrati e di quanto pericolosi sono. Anche il Pasok si è dato da fare in questa campagna xenofoba, il suo ministro della salute Loverdos ha dichiarato: Le prostitute immigrate sono un pericolo enorme perché infettano con l’AIDS la famiglia greca. Hanno seminato un odio verso il diverso martellando ininterrottamente su ogni mezzo d’informazione.
Molti giornalisti hanno fatto finta di non vedere e di non sapere che le teste rasate hanno rapporti stetti, dirrei quasi collaborativi con la polizia. E un dato di fatto è che nei collegi elettorali dove storicamente votano i poliziotti, Chrisi Avghi è il primo partito, si calcola che a questo giro elettorale un poliziotto su due ha espresso il proprio voto in favore dei nazi-fascisti di Michaloliakos.
Alcuni giornalisti si sono accorti improvvisamente di essere in un covo di nazisti quando alla prima conferenza stampa di Michaloliakos nella loro sede, una testa rasata ha ordinato urlando  a tutti i giornalisti di alzarsi in piedi in segno di rispetto all’entrata del presidente. L’evento è stato ripreso e questo video ha fatto il giro del mondo destando grande stupore anche in Italia.
Il programma elettorale di Chrisi Avghi si basa esclusivamente sul razzismo. Propongono di fare dei rastrellamenti e di “ripulire” la città da gli immigrati. Dicono di voler fare il lavoro che la polizia dovrebbe fare e non fa. Non fanno differenze, gli immigrati non devono avere nessun diritto e basta! Dei rifugiati politici e dei profughi di guerra dicono che sono spie degli americani, ovviamente anche i figli degli immigrati di prima e di seconda generazione che sono nati in Grecia e che parlano greco meglio di loro non devono avere nessun diritto. Non dovrebbero avere assistenza sanitaria e soprattutto non dovrebbero farsi vedere in giro oltre l’orario di lavoro, perché ovviamente l’unico diritto che potrebbero conservare è quello di essere sfruttati nei campi e per i lavori più umili.
Le immagini dei nazisti greci e il loro risultato elettorale che tanto hanno scioccato l’Italia, dovrebbero far riflettere su una coincidenza tragica. Il programma di Chrisi Avghi è praticamente identico a quello della Lega Nord che è ampiamente rappresentata nel parlamento italiano con ben altre percentuali. Se ci pensiamo bene il problema non è che in questo momento Chrisi Avghi ha 21 parlamentari che potrebbero entrare in parlamento se confermati dal nuovo voto che si terrà il 17 giugno. Il vero problema è che questo 7% dei votanti greci esisteva anche prima di concretizzarsi in Chrisi Avghi, solo che si trovavano disciolti in altri partiti. Durante le consultazioni con i partiti relative alle votazioni del 6 maggio, il Presidente della Democrazia Carolos Papoulias si è dovuto incontrare anche con Michaloliakos, per un uomo come lui, proveniente dalla resistenza mi immagino che non sia stato un piacere, ma una parte di responsabilità ce l’ha anche lui, perché in tutti gli anni che è stato al governo con il Pasok non è stata mai promossa una legge che frenasse le adunate fasciste, i saluti romani ecc.. Perché nessuno di chi ha governato la Grecia fino ad oggi si è mai preoccupato di controllare quei settori di esercito e polizia che sono in maniera evidente infestati dal fascismo. In un paese che ha alle spalle varie dittature tutto questo è preoccupante.

Francesco Moretti
sopravvivereingrecia.blogspot.com



Come sono nate le forme di economia alternativa e di solidarietà in Grecia

Nell’affrontare all’argomento delle forme alternative di economia in tempi di crisi bisogna fare per forza una piccola parentesi per descrivere a grandi linee la psicologia del greco medio. Generalizzando possiamo dire che negli ultimi vent’anni ha dimostrato di essere molto opportunista, e in ogni cosa, sia organizzata dall’alto (stato, istituzioni ecc..) o dal basso ha sempre cercato di far quadrare il proprio tornaconto personale. E’ forse questa all’origine della quasi totale assenza delle cooperative come forma di organizzazione dei lavoratori. In passato ogni forma di cooperazione si è rivelata fallimentare proprio grazie a questo opportunismo. Bisogna però notare che in questi ultimi anni stiamo assistendo ad un fenomeno totalmente inedito nella società greca, una iniziale piccola crepa in questo modo di fare individualista si sta allargango e fa sperare in un positivo cambio di tendenza.
Con l’avanzare della crisi e la diminuizione di fiducia nelle istituzioni il popolo greco sta scoprendo nuove e diverse forme di organizzazione. Il seme di questo cambiamento è da ricercare in un’avvenimento accaduto pochi anni fa.
Nel dicembre 2008 a seguito dell’assasinio da parte della polizia del giovane Alexis la società greca reagisce con manifestazioni di protesta. Queste manifestazioni hanno carattere di massa e coinvolgono tutta la società greca, cittadini di ogni età e di ogni ceto sociale si ritrovano in strada per lo stesso motivo. Manifestare la rabbia verso questa inutile morte.
La Grecia già da allora è attraversata da una forte crisi economica, scarseggiano i posti di lavoro e si respira una tensione continua e una grande insicurezza specialmente tra i giovani. Le manifestazioni non portano solo a scontri di piazza con danneggiamenti e incendi ovunque, si formano per la prima volta dei luoghi di discussioni aperti a tutti, le “assemblee di quartiere”.
In queste assemblee di quartiere vengono discussi temi riguardanti il disagio sociale e la solidarietà verso quelle classi sociali più deboli e quindi già allora in difficoltà grazie alla crisi.
Dal 2008 la situazione economica della Grecia va peggiorando giorno dopo giorno fino ad arrivare al conclamarsi della crisi economica che stiamo vivendo.
Nell'estate del 2011 a seguito del movimento spagnolo degli “Indignados” si forma un presidio fisso di discussione ad Atene in piazza Sintagma, la piazza davanti al parlamento.
Questo presidio richiama migliaia di persone che sono coinvolte in grandi assemblee permanenti, anche questa volta si discute sul come organizzare una società diversa, partendo dai propri bisogni, inventare e sperimentare nuove forme di economia alternativa.
Le assemblee nate dalle esperienze del 2008 sono ancora pienamente operative e sono il motore propulsore delle nuove e più numerose assemblee di piazza Sintagma. La colonna vertebrale delle assemblee del 2008 erano gli anarchici e i militanti della sinistra extra parlamentare, ovvero tutte quelle persone abituate a confrontarsi in maniera orizzontale.
Nelle assemblee di quartiere si seguono infatti le regole dell'auto-gestione. Rapidamente si uniscono a queste assemblee molte persone che per la prima volta sperimentano un modo di discussione e di presa delle decisioni diverso, tutte le decisioni vengono prese in assemblea.
Persone di tutte le età si confrontano in questi luoghi di discussione che rappresentano i vari quartieri di Atene.
Nell'estate del 2011 in piazza Sintagma si contano e si incontrano più di 40 assemblee. Donne e uomini provenienti da diverse esperienze politiche riescono a comunicare, sempre di più si allarga la rosa dei partecipanti. Tutte queste assemblee sono in contatto tra loro e formando una vera e propria rete dove si scambiano le varie esperienze e si diffondono idee.
A queste assemblee davanti al parlamento partecipano anche tante persone direttamente o indirettamente collegate con la coalizione di sinistra Siriza. Molte persone scoprono il piacere di collaborare su progetti comuni e si iniziano a vedere cambiamenti concreti della società, specialmente in alcuni quartieri.
Questo grande laboratorio di idee, anche se non direttamente collegato con il Siriza, si è tradotto in un ottimo risultato elettorale per questa coalizione di sinistra che ha raggiunto i suoi risultati migliori proprio nei centri urbani. Ad Atene è stato il primo partito. 
Con la crisi economica, lo stato inizia a tagliare i fondi, licenziare, ridurre i servizi al cittadino e a far pagare tutto ciò che fino a poco tempo prima era lo “stato sociale”. I cittadini si ritrovano privati dei servizi primari come la sanità e l'istruzione. Per primi sono le classi sociali più deboli ad accusare il colpo, ma con velocità incredibile anche le fasce medio borghesi, come i commercianti, gli insegnanti, gli impiegati ecc.. sono coinvolti in questa crisi dei servizi. Si calcola che a tutt'oggi ci siano circa un milione e mezzo di greci senza assistenza sanitaria.
Chi viene licenziato oppure ha un'attività commerciale e fallisce non è più in grado di pagare i contributi assicurativi e quindi immediatamente perde l'assistenza sanitaria.
E' all'interno delle assemblee di quartiere che si cercano risoluzioni per tamponare queste mancanze dello stato, nuove forme di solidarietà organizzata fatte dai cittadini per i cittadini.

Esperienze nate in opposizione alla crisi economica

Tutte le forme di economia alternativa e assistenza sociale che andrò ad elencare sono direttamente connesse con le assemblee di quartiere sopra descritte.
Ad Atene, in un quartiere vicino all'Acropoli chiamato Petralona, da tre anni è stato occupato un immobile pubblico abbandonato, è stato ristrutturato e dall'ottobre 2011 un gruppo di medici ha organizzato un centro medico autogestito. Sono più di 200 i pazienti del quartiere che si sono rivolti a questa struttura, per lo più greci e pensate che almeno un terzo di loro non sapeva che il centro medico è ospitato in una struttura occupata.
I medici che prestano servizio sono per il momento sette e tutti di specializzazioni diverse. Sono tutti volontari, alcuni di loro lavorano in ospedali pubblici e prestano il loro servizio durante i loro turni di riposo, altri sono medici disoccupati. Grazie a varie iniziative rivolte a propagandare la struttura iniziano ad essere conosciuti in tutta Atene e hanno ricevuto molte donazioni di farmaci.
Ho assistito a un'assemblea dove si relazionava sull'attività di questo centro medico autogestito
e mi ha colpito una cosa detta da un medico: I farmaci sono come il cibo, ci sono allo stesso
tempo persone grasse e altre che patiscono la fame.
Per dare un'idea di come in poco tempo questa iniziativa è diventata conosciuta ad Atene, voglio citare questo fatto. Un gruppo di impiegati che lavorano nel settore bancario ha raccolto con una sottoscrizione da devolvere a scopi sociali, una somma di circa 2000 euro, e ha deciso di comprare e donare delle attrezzature sanitarie al centro medico autogestito di Petralona. Un macchinario per gli elettrocardiogrammi, un misuratore di zuccheri e un misuratore per la pressione sono tutt'ora in dotazione alla struttura grazie alla solidarietà di un gruppo di lavoratori.
Un altro esempio di opposizione al progressivo degeneramento del livello di vita collegato alla crisi viene da Kilkis, una città di circa 25000 abitanti al nord della Grecia, dista circa 70 km da Sallonicco. Il Ministero della Sanità ha deciso di chiudere l'ospedale locale per accorparlo ad un'altro, l'assemblea dei medici e del personale sanitario decide a questo punto di continuare l'attività dell'ospedale almeno fino a quando le scorte di materiale medico lo consentono. Tra marzo e febbraio 2012, per una ventina di giorni, l’ospedale funzionò in maniera perfetta. A causa delle forti pressioni del Ministero della Sanità che ha imposto il trasferimento di vari medici ad altre strutture e del ruolo pessimo dei sindacati controllati da Pasok e Nea Dimokratia, l’esperienza di Kilkis è stata costretta a cessare. Ha dimostrato però in maniera evidente come sià possibile autogestire una struttura complessa come un ospedale. 
Ad Atene, nel quartiere di Brachami, sempre organizzata da un'assemblea di quartiere è in funzione da vari mesi una mensa sociale dove ogni giorno a pranzo vengono serviti dai 30 ai 40 pasti. Nella stessa struttura, che come tante altre è stata occupata, vi è anche la sede di un Gruppo di Acquisto Solidale, che come i molti che vi sono anche in Italia provvede a rifornire le famiglie di generi alimentari comprati direttamente dai produttori e quindi a prezzi più bassi. Le mense sociali, non sono una novità, da anni funzionano un po' ovunque ce ne sia bisogno. La novità degna di attenzione è che questa che ho appena menzionato è completamente autogestita non ha nessuna partecipazione istituzionale, né dello stato né della chiesa.
Un'altra esperienza interessante che in questi mesi di crisi si è formata e che cresce parallelamente alla crisi stessa è la “Cancellazione della moneta”. Trattasi di un sistema di scambio di prestazioni che non è basato sulla moneta ma ben si su dei crediti. Facendo un lavoro a qualcuno si accumulano dei crediti, questi crediti si conservano e al momento di bisogno, si possono spendere per ricevere altre prestazioni da altre persone. Gruppi di persone che si relazionano tra loro in una sorta di rete commerciale senza soldi sono una novità in
Grecia e grazie alla crisi sono già più di trenta i gruppi attivi in tutto il paese.
Con la stessa logica di abolizione della moneta funzionano i tantissimi mercati organizzati un po’ ovunque. Si scambiano cose usate, si barattano, si prestano ecc... Ciò che a te non serve può essere molto utile a un’altra persona. 
Un altro esempio che vorrei riportare, più che riguardare l'economia alternativa in tempi di crisi, ci fa capire quanto la crisi incida sulla vita di tutti i giorni, erodendo e distruggendo prima quei frangenti della società più deboli, e poi tutto il resto. L'editoria e l'informazione sono settori che quanto più liberi ed indipendenti sono quanto prima vengono colpiti dalla crisi o da eventi legati ad essa. Il quotidiano Elefterotipia che da anni si poneva come voce indipendente e non aveva nessun deficit è stato costretto a dichiarare fallimento in quanto le banche che gli concedevano di solito i prestiti per continuare la propria attività editoriale e pagare gli stipendi di giornalisti e poligrafici, a un certo punto hanno smesso di concederli i mutui.
L'assemblea dei lavoratori decide a questo punto di continuare l'attività editoriale, in maniera autogestita e volontaria danno vita a dei numeri speciali chiamati “I ergasomeni tis Elefterotipia” ovvero I lavoratori di Elefterotipia. Purtroppo a seguito della denuncia della proprietà del giornale questa esperienza è costretta a fermarsi.
Tante altre sono le iniziative di solidarietà che sono partite per aiutare gli strati sociali più bisognosi e che poi sono state naturalmente allargate a tutto il resto della società che sempre più spesso non può più provvedere hai bisogni delle proprie famiglie. Ho dato più spazio alla descrizione di queste esperienze perché ritengo che essendo auto organizzate e fatte dalla gente per la gente, sono un vero e proprio termometro di come può e deve cambiare una società che ogni giorno perde pezzi di servizi pubblici. La società civile che si mobilita e che si sostituisce nella tutela dei propri bisogni è l'unica arma che può salvarci da una crisi economica che avanza con passi da gigante. Una crisi economica non è mai una crisi solo relativa al denaro e al benessere di un popolo, spesso è una crisi più profonda della società, un momento dove per volere o per necessità si mettono in discussione i propri comportamenti relativi ai consumi e spesso addirittura è il concetto di merce e di consumo di essa ad essere messo in discussione.
Esistono anche altri tipi di economie alternative e di strutture solidali, alcune organizzate dai municipi delle città, altre dalla chiesa. Queste in genere vedono un coinvolgimento della società come fruitori di un servizio e non come organizzatori di questo servizio.
Per fare due esempi, in alcuni comuni il sindaco ha organizzato una sorta di Gruppo di Acquisto Solidale che è stato nominato “Movimento della patata”. Il nome deriva dal primo ortaggio distribuito in maniera sperimentale, appunto la patata, che è stato venduto direttamente dai produttori ai consumatori. Il comune ha fatto da tramite e i consumatori hanno potuto comprare le patate pagandole al prezzo di produzione. Questa cosa, indubbiamente molto positiva, è stata organizzata solo da alcuni comuni e molto probabilmente cesserà se il sindaco non deciderà di darli un seguito.
Un’altra iniziativa di solidarietà organizzata dal canale televisivo Sky in collaborazione con la chiesa è una raccolta alimentare da destinare ai bisognosi chiamata “Oli mazi borume” che tradotto significa “Tutti insieme possiamo”. I generi alimentari vengono raccolti in appositi spazi all’interno dei supermercati e poi distribuiti da organizzazioni legate alla chiesa. In questo caso una iniziativa di solidarietà rivolta ai più bisognosi viene organizzata direttamente da un canale televisivo tra i più fanatici nel sostenere le misure antisociali che generano appunto l’impoverimento della società.

Francesco Moretti
sopravvivereingrecia.blogspot.com